Non esiste un sistema di verde a Milano. Esistono pochi spazi verdi, episodici, senza identità ne connessione. Ma se diamo uno sguardo a Monaco, Francoforte, Parigi…la storia è tutta un’altra. Ci sono percorsi che collegano, funzioni che caratterizzano e danno identità. Ci sono piste ciclabili per spostarsi da un parco all’altro, ci sono viali alberati e persino “sopraelevate verdi”…
Di questo e di altro si discuterà martedì 10 p.v. a “La Fabbrichetta”, il centro di produzione di idee innovative per il governo di Milano, che da poco ha aperto i battenti al quartiere Isola-Garibaldi.
L’incontro sarà introdotto, con ampia documentazione di immagini in diapositiva, da Mario Allodi, architetto di giardini.
Con questo incontro La Fabbrichetta prosegue il suo lavoro di costruzione di pezzi di programma per una nuova amministrazione comunale.
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L’idea di questa conferenza è nata dalla richiesta di Piervito Antoniazzi di una discussione sui temi del verde a Milano. Il taglio che è stato dato è centrato più che altro su “altrove” per stimolare una riflessione sulla situazione attuale del verde nella nostra città.
In negativo quindi si cerca di analizzare alcuni aspetti delle potenzialità
– sistema del verde
– parcheggi sotterranei
– piste ciclabili
– recupero a verde di aree dimesse
che in qualche modo riprende le “quattro P” che sono la base di una politica del verde: parchi-parcheggi-pattumiere-piste ciclabili
1) il sistema del verde
non si può parlare di un sistema organico del verde a Milano, perché le realizzazioni a verde sono dei puri riempimenti, senza un progetto verde in una logica di sistema; l’ideale cui tende chi vive in modo radicale e assoluto il senso del verde cittadino è quello di arrivare ad avere una città/casa, nella quale i parchi siano le varie camere verdi, collegate da vie alberate che siano i corridoi verdi della casa; non si tratta di una visione teorica, come dimostrano le realizzazioni di città europee di dimensione simile, ma anche maggiore a quella di Milano. La visione di alcune diapositive permette di trarre alcuni spunti dai sistemi del verde che sono stati concretamente messi letteralmente in funzione, a disposizione dei cittadini di queste città che sono Monaco di Baviera, Francoforte, Stoccarda.
Monaco di Baviera, che è una città simile a Milano per dimensione e numero di abitanti, e le due città si sono anche date in tempi vicini due parchi (il Sempione a Milano e il Englische Garden a Monaco) di tipo tradizionale. A Monaco però c’è stata una importante evoluzione nella costruzione di aree verdi, con la creazione di una lunga spina verde che collega i quartieri della periferia sud della città con l’isola pedonale sul fiume Isar. La prima caratteristica che distingue nettamente questo percorso è l’utilizzo combinato di verde erbaceo, arbusti e piante, che denota non solo un minor timore che gli arbusti possano facilitare aggressioni o altro. Ma anche una migliore difesa delle piante che non rischiano di diventare dei posa cenare o dei cestini come spesso accade nella nostra città. In realtà da ogni punto di vista si può constatare un grande rispetto per l’arredo verde e di altro tipo, con una forte attenzione alla conservazione delle cose comuni.
Tutto il percorso è supportato da piste pedonali e ciclabili ben distinte, e queste ultime sono dotate di una specifica segnaletica, con indicazioni non mutuate dalla circolazione automobilistica. Nello snodarsi del percorso si trovano anche esempi di insediamenti contigui al verde, che permettono oltre alla fruizione diretta, anche un tipo tutto particolare di controllo sociale, grazie alla presenza costante degli abitanti ed alla comunione fra spazio pubblico e spazio privato.
Francoforte, ha un anello che circonda il centro, molto simile ai nostri bastioni, che sono connessi con un asse pedonalizzato centrale. Anche qui una pista ciclabile percorre tutto lo spazio verde, con dimensioni diverse a seconda della larghezza dei diversi punti dell’area; se la pista è mono direzionale è logico che possa essere più stretta; l’importante è che la pista abbia un’identità data dal modo in cui è realizzata e non solo dalla biciclettina dipinta per terra. Nel percorso sono realizzati spazi verdi di ridotte dimensioni, vivibili in una dimensione quasi domestica, astratti dal contesto urbano circostante, e dotati di una identità propria ben definita, e resa concreta da elementi come sculture e altri arredi specifici; anche la prospettiva non è trascurata, perché dagli spazi ci sono scorci e prospettive che arrivano alla dimensione più ampia della città. Tutto questo, alternando spazi verdi e spazi attrezzati, permette possibilità multiple di fruizione da parte del cittadino, ad esempio permettendo di godere del verde anche in giornate di pioggia.
Stoccarda: una lunga spina verde porta dal centro alla zona termale (Mineral Wasser); si parte da un giardino molto razionale grazie alla ripetizione di segni precisi (cerchi e quadrati), con una precisa attenzione alla relazione fra i prospetti degli edifici e lo spazio verde; andando dal centro verso la zona termale progressivamente aumenta la natura libera: le piante infatti contrariamente all’uso italiano sono prese nella forma libera della loro potenzialità decorativa; anche in questo caso ci sono aree attrezzate che comunque si inseriscono nella libertà del verde.
2) i parcheggi sotterranei
anche su questo argomento si può avere una posizione chiara e netta, a difesa di criteri assoluti di difesa e sviluppo del verde urbano; i motivi sono principalmente due: anzitutto i parcheggi sotterranei non danno un contributo significativo alla risoluzione del problema del traffico, perché portano numeri limitati di posti auto; ben altre soluzioni sotterranee di sistema sarebbero possibili, ma di tale ampiezza che ci vorrebbe una volontà politica molto difficile da realizzare;
ma soprattutto non convincono i parcheggi sotterranei per la falsità del verde appoggiato sopra l’enorme vaso costituito dalla struttura dei garage, coibentata a isolamento di tutta l’area; la falsità non è solo nella nostra testa, ma nei fatti, perché le piante appoggiate su quelle aree sono destinate a non vivere gli ottanta anni medi delle piante cittadine, perché circa ogni venti anni la coibentazione ha bisogno di manutenzione, e quindi il verde appoggiato deve essere completamente riposizionato, con tutti i problemi ed i costi che questo comporta; la città del resto ha bisogno di un insieme di piante giovani e vecchie, per consentire un ciclo funzionale delle piante corretto e completo a vantaggio dell’aria che tutti respiriamo;
infine c’è un elemento psicologico: la percezione della falsità del verde appoggiato sul parcheggio causa primo o poi un vero e proprio crollo emozionale nei confronti del verde per il cittadino; meglio sarebbe allora una scelta di pura e dichiarata falsità, come quella fatta a Parigi nel Parc Atlantique.
3) le piste ciclabili
la necessità di incentivare l’uso della bicicletta in alternativa all’automobile, e quindi delle piste ciclabili come strumento concreto, è un principio accettato da tempo, ma manca completamente la creatività nella realizzazione delle piste; una striscia di asfalto teoricamente riservata, come sezione della strada delle automobili è un concetto un po’ triste, ed infatti perdente;
oltre a inserire le piste ciclabili in un sistema verde (come già visto), sono possibili molti interventi, come fatto in molte città d’Europa, da Vienna ad Amsterdam a Zurigo; le diapositive illustrano alcuni esempi:
– le indicazioni specifiche per il ciclista
– la segnalazione fisica e cromatica del passo carrabile che interrompe la pista
– la penalizzazione del traffico automobilistico a vantaggio di quello ciclistico
– le “strade gioco”, strade secondarie nelle quali si dà prevalenza all’uso pedonale e ricreativo, con la creazione di spazi verdi che interrompono e canalizzano il traffico delle auto
4) recupero aree dimesse: 3 esempi parigini
la politica di recupero delle aree dimesse si concretizza solo se la volontà politica di farlo si esprime chiaramente a livello quantitativo (grandi dimensioni) e qualitativo (interventi articolati e ragionati); in questo senso negli anni la città di Parigi si è distinta per alcuni recuperi di grande pregio e dimensione:
4a) la “la promenade planté” ex rilevato ferroviario dimesso tra place de la Bastille ed il Parc de Bercy: la parte superiore è stata interamente piantumata ed attrezzata in modo vario a seconda delle larghezza della sezione (pergolati – tralicci – rampicanti); il pubblico ha diverse possibilità di accesso lungo la promenade, sia con scale che con ascensori; l’architettura è stata piegata ad uso della promenade, con l’uso di piante, topiate e libere,
4b) Parc Citroen: vecchia area industriale automobilistica, molto simile al nostro Portello, recuperata con un progetto molto articolato passato per un concorso internazionale; si basa su una serie di giardini tematici legati al colore che li domina, collegati ciascuno ad una serra sempre in tinta ed ad un pratone; un grande segno diagonale a collegare il perimetro ortogonale ed a chiudere il tutto due serre:
giardino nero-ipogeo, > verso il basso, iris neri
giardino bianco – epigeo > verso l’alto, fiori bianchi
il disegno del parco è di forte rigore logico, con l’uso dell’acqua a cucire fra loro gli spazi, ed anche con una fontana a superficie libera, con possibilità di attraversamento e gioco;
4c) Parc de la Villette: altra realizzazione molto complessa, progetto di lunga realizzazione nel tempo, con un maglio ortogonale cui si sovrappongono il verde ed i percorsi fatti proprio per interrompere la linea ortogonale; oltre alla parte puramente verde è collegata ad un forte elemento culturale: Città delle scienza, Città della Musica.
Ma anche una forte attenzione all’aspetto del gioco, non con realizzazioni tristi e banali, ma ad esempio con la bicicletta “land art”, piantata nel terreno, ma accessibile per diversi modi di gioco
Tutti questi esempi nelle quattro aree analizzate, confermano ampiamente che una volta definita come centrale per la politica cittadina la realizzazione di un “sistema verde”, non ci sono limiti alle realizzazioni possibili.
Gli spunti dati da quanto fatto all’estero non devono essere solo riprodotti, ma dimostrano che se c’è un progetto complessivo le idee concrete non sono un problema.
Gli interventi dei partecipanti hanno evidenziato come questo tema sia assolutamente centrale per la nostra attività, ed anzi tutti concordano sulla opportunità di approfondire anche in altri incontri.
Nel merito gli interventi hanno avuto per oggetto la distanza della realtà milanese dalle situazioni analizzate:
– Milano ha tutto per fare esperienze di questo genere, gli spazi, le risorse, le idee, ma è mancato ripetutamente da parte di quasi tutte le giunte degli ultimi venti anni la volontà di mettere interventi seri sul verde al servizio di un progetto politico complessivo
– Dobbiamo deplorare la mancanza di educazione politica trasversale fra governanti e governati
– Nella nostra città sono state perse una serie di occasioni di recupero, ultima e più clamorosa la Fiera, ma ci sono ancora tante opportunità, dalle aree demaniali delle caserme alle aree ex FF SS
– Le amministrazioni comunali oppongono a questi progetti la ricerca di un beneficio economico immediato, che verrebbe dal “fare cassa” consentendo la realizzazione di nuove aree fabbricabili a scapito del verde; oltre a non risolvere certo i problemi di bilancio con questa piccola cassa, non si dà nessuno slancio alla città in sé
– Non è assolutamente escluso che il recupero a verde delle aree non possa avvenire con un progetto complessivo che comprenda anche occasioni di sostenibilità economica dei progetti verdi, integrando verde e attività economiche
– E’ proprio del nostro progetto cercare di collegare le questioni di ampio respiro (il sistema verde – il recupero delle aree) con questioni di dettaglio ma importanti per la vita dei cittadini (gli spazi gioco – le piste ciclabili)